di Giovanni Re e Federica Rovetta

I partner si abbracciano: un gesto antico e nuovo riverbera i riflessi della vicinanza e dell’intimità nella coppia.

Ogni abbraccio racconta sensazioni, emozioni, sentimenti a chi ha il desiderio, il coraggio, l’amore per ascoltarsi e ascoltare.

Il tempo dell’abbraccio è un tempo sacro quando coinvolge lo spirito nell’integrità con la mente e il corpo.

Gli abbracci di ogni coppia, nella diversità di forma e intensità, nel volgere degli anni, mantengono tuttavia un’impronta, un sigillo che contraddistingue la storia, il modo originale di essere coppia rispetto a tutte le altre.

E’ utile soffermarsi, di tanto in tanto, sui significati dell’abbraccio affinché la riflessione, che trae linfa dall’esperienza, ritorni a essa illuminata da maggior consapevolezza.

•    Nell’abbraccio i partner entrano in contatto con il petto, la pancia, i genitali: viene scoperta e offerta all’altro/a la parte vulnerabile di sé.            

Nell’accoglienza reciproca si avverte il calore, il respiro, la vitalità dell’altro/a. Il corpo, da subito, comincia a disvelarsi: è teso, rilassato, aperto, chiuso, freddo, caldo, vicino, distante…                                                                        

E’ un’opportunità per sentirsi e sentire l’altro/a senza la distrazione delle parole, dei pensieri, dei pregiudizi.

•    Per abbracciarsi occorre aprire le braccia, e “avvolgere” l’altro/a per portarlo all’interno del proprio spazio fisico, psicologico, spirituale. “Tu sei parte di me”.                                                                                                               

 

Nel contempo occorre essere disponibili a essere parte di un rapporto esclusivo basato sulla fiducia, sperimentata quotidianamente, che il darsi è vita per la coppia e i singoli laddove il risparmiarsi, il controllare inaridiscono e mortificano.

•    “Tenere” il partner…Non toccata e fuga. Tenerlo/a è espressione di intimità, volontà di vivere l’unità in modo prioritario rispetto alle urgenze del contingente, del “non c’è tempo”, “c’è altro da fare”.                              

Occorre però, dopo aver tenuto, non “trattenere”;                                            

le braccia si aprono per lasciare andare: l’intimità non è possesso, dipendenza patologica, confusione di identità.                                                                 

L’amore cresce nell’autonomia e libertà reciproche.

•     L’abbraccio è condivisione di emozioni, di sentimenti; la messa in comune del mondo interno: gioia, dolore, preoccupazione, commozione, tenerezza, sogno…                                                                                                             

La tenerezza è il balsamo della coppia; dà respiro, scioglie rigidità, prepara e accompagna l’accoglienza reciproca, perfora le difese, rigenera la “pelle” comune.                                                                                                            

La tenerezza ricacciata nell’intimità di ciascuno dalla paura, dall’orgoglio, si trasforma in delusione per la mancata realizzazione di un gesto che avrebbe potuto aprire la comunicazione, risolvere un conflitto e… la delusione diventa amarezza.

•    L’abbraccio “contiene” emozioni vissute dal singolo come eccessive, “allaganti”, incontenibili.                                                                                

Certe ansie, paure, angosce, rabbie, tristezze…, sono vissute in modo totalizzante e la persona teme di non riuscire a gestirle, si sente invasa e impotente.                                                                                                          

Il partner, nell’abbraccio, mette dei confini all’emozione, la ridimensiona, rassicura, consente a chi è preda di tale vissuti di ritornare “in sé”, di essere presente a se stesso/a, alle proprie potenzialità che sembrano momentaneamente dissolte.

•    Nell’abbraccio i partner si “riconoscono” al di là delle apparenze, dei ruoli, dei mutamenti di ciascuno. Essere riconosciuti nel proprio essere,  valore, a dispetto dei cambiamenti fisici, di umore, di idee, rassicura, conferma l’identità.                  

Nell’abbraccio i partner riconfermano anche la reciproca desiderabilità e attrazione: “Ti desidero, mi piaci, voglio stare con te”.      

Essere riconosciuti e scelti per quello che si è favorisce ulteriormente l’autenticità personale, stimola la coppia ad accrescere l’intimità e a essere propositivi nell’ambiente circostante.

•    L’abbraccio tenero risveglia in ciascuno l’emotività del bambino interiore, la memoria inscritta nella pelle di essere stati tenuti in braccio da piccoli.           

Ci riporta all’accudimento, all’affetto dei genitori, al loro accompagnamento nel mondo. Rinvigorisce così la fiducia di essere stati amati.                   

Forse l’abbraccio del partner può anche fare riaffiorare fraintendimenti, paure, risentimenti vissuti nel rapporto coi genitori; è un’occasione per curare le ferite rimaste aperte, perdonarsi e perdonare.

•    I momenti “storici” della coppia sono preparati e siglati dall’abbraccio: innamoramento, fidanzamento, matrimonio, nascita… partenze, arrivi. L’abbraccio è parte del rito inteso non come formalità ma attribuzione di significato, di valore a un momento, un gesto che segna un passaggio, stabilisce un traguardo.                                                                                        

Il rito inserisce nella comunità rinnovando il vissuto di appartenenza, in antitesi a quello di isolamento, chiama all’assunzione di responsabilità e risveglia le energie necessarie per essere abili a rispondere ai nuovi impegni.

•    Nell’abbraccio c’è, simbolicamente, la ricomposizione delle parti, l’unità del tutto, il superamento dei dualismi: maschile - femminile, dare - ricevere, attivo-passivo…   

Nell’unità lo Spirito discende e vivifica: la mente si svuota dalle pretese, gli occhi diventano chiari e vedono oltre le apparenze e il cuore, non più zavorrato da paure, risentimenti, bramosie, ridiventa leggero. E’ lo stesso Spirito, ospite taumaturgico e maestro del singolo e della coppia, a stimolare verso l’unità dell’umano con il divino: si fa esperienza di Verità.